Laudate Deum

Credenti o no, ambientalisti, economisti o negazionisti, non importa, ognuno di noi dovrebbe fermarsi e pensare alle parole di Papa Francesco nella sua recente esortazione apostolica “Laudate Deum” .

Una preoccupata disamina dell’attuale situazione sociale, ambientale e climatica, non priva di riferimenti scientifici e storici, che il Pontefice ha ritenuto doveroso pubblicare dopo l’enciclica “Laudato Si” visto l’inerzia di Istituzioni e Politica.


…………. la nostra cura per l’altro e la nostra cura per la terra sono intimamente legate. Il cambiamento climatico è una delle principali sfide che la società e la comunità globale devono affrontare. Gli effetti del cambiamento climatico sono subiti dalle persone più vulnerabili, sia in patria che nel mondo………….


…………. Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti………..”


“.……….. Negli ultimi anni non sono mancate le persone che hanno cercato di minimizzare questa osservazione ……….. per porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale, si ricorre al fatto che si verificano di frequente anche freddi estremi. Si dimentica che questi e altri sintomi straordinari sono solo espressioni alternative della stessa causa: lo squilibrio globale causato dal riscaldamento del pianeta………


……… L’origine umana – “antropica” – del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio……….

Per Papa Francesco rimane spazio anche per un cauto fiducioso ottimismo che rimanda alla prossima Conferenza delle Parti (COP28) degli Emirati Arabi.

“……… Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare…………….

Buona lettura

Laudate Deum


Questi i punti più incisivi del percorso dell’umanità in difesa dell’ambiente con il tentativo di coniugare ambiente ed esigenze della nostra attuale società, accordi internazionali che hanno atteso decenni per essere ratificati e un attimo per essere disattesi:

1992: Summit della terra a Rio de Janeiro

1997: il protocollo di Kyoto (COP3)

2015: l’Agenda 2030 (COP21)

1992: Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, Vertice della Terra di Rio de Janeiro

Nel 1992, i rappresentanti di 172 Paesi si sono incontrati nell’ambito della «United Nations Conference on Environment and Development, UNCED» di Rio de Janeiro, per cercare di risolvere problemi quali la povertà, la crescente disparità tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo nonché le difficoltà sempre maggiori negli ambiti sociali, economici ed ambientali, gettando le basi per uno sviluppo sostenibile a livello mondiale. Nei suoi lavori, la Conferenza ha attribuito la stessa importanza alla protezione dell’ambiente, allo sviluppo economico e a quello sociale.

I Paesi partecipanti hanno sottoscritto tre accordi non vincolanti a livello internazionale (l’Agenda 21, la Dichiarazione di Rio, la Dichiarazione dei principi per la gestione sonstenibile delle foreste) e due Convenzioni giuridicamente vincolanti (la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, la Convenzione sulla diversità biologica).

LAgenda 21 è un programma d’azione globale in tutti i settori dello sviluppo sostenibile.   E divisa in quattro sezioni: dimensioni economiche e sociali, conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo, rafforzamento del ruolo delle forze sociali e strumenti di attuazione. I piani d’azione contribuiscono all’attuazione dell’Agenda 21 sul piano nazionale, mentre a livello comunale questo ruolo viene assunto dall’Agenda 21 locale.

La Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo definisce in 27 principi diritti e obblighi delle nazioni, riconosce come fondamentali i principi di causalità e di prevenzione e definisce, quali presupposti per uno sviluppo sostenibile, la lotta alla povertà, una politica demografica adeguata, la riduzione dei modi di produzione e consumo non sostenibili nonché un’ampia informazione e partecipazione della la popolazione nei processi decisionali.

La Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste sancisce i principi per la gestione, la conservazione e l’utilizzazione sostenibile delle foreste.

La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha l’obiettivo di stabilizzare le emissioni di gas a effetto serra ad un livello che non metta in pericolo il clima mondiale. Solo con il Protocollo di Kyoto però sono state fissate in modo giuridicamente vincolante le riduzioni delle emissioni dei sei gas ad effetto serra più importanti.

La Convenzione sulla biodiversità ha l’obiettivo che quest’ultima non venga a lungo termine messa in pericolo ulteriormente.

Oltre alle convenzioni e agli accordi summenzionati, durante questo primo Vertice mondiale è stata istituita la Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (UN-Commission on Sustainable Development, CSD), che deve garantire un proseguimento efficace e concreto delle decisioni prese a Rio.

1997: Il Protocollo di Kyoto

è un trattato internazionale finalizzato a mitigare i cambiamenti climatici globali attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra. È stato adottato il 11 dicembre 1997 a Kyoto, in Giappone, ed è entrato in vigore il 16 febbraio 2005.

Ecco alcuni punti chiave del Protocollo di Kyoto:

  1. Obiettivo principale: L’obiettivo principale del Protocollo di Kyoto è quello di ridurre le emissioni di gas serra, in particolare di anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e ossido di azoto (N2O), al fine di rallentare il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici.
  2. Obiettivi di riduzione delle emissioni: Il Protocollo stabilisce obiettivi di riduzione delle emissioni per i paesi industrializzati, noti come “paesi sviluppati” o “Annex I”, in base ai loro livelli di emissioni storiche. Gli obiettivi sono espressi in percentuali di riduzione rispetto ai livelli del 1990.
  3. Meccanismo di Mercato dei Crediti: Il Protocollo di Kyoto ha introdotto il cosiddetto Meccanismo di Mercato dei Crediti, che include il Clean Development Mechanism (CDM) e l’Emission Trading Scheme (ETS). Questi meccanismi consentono ai paesi sviluppati di ottenere crediti di emissione attraverso progetti di riduzione delle emissioni nei paesi in via di sviluppo o di scambiare quote di emissioni tra di loro.
  4. Periodi di impegno: Il Protocollo prevede diversi periodi di impegno durante i quali i paesi sviluppati devono raggiungere i loro obiettivi di riduzione delle emissioni. Il primo periodo di impegno si è svolto dal 2008 al 2012, mentre il secondo periodo di impegno è iniziato nel 2013 ed è previsto fino al 2020.
  5. Adesione dei paesi: Il Protocollo di Kyoto è stato ratificato da numerosi paesi industrializzati, ma non da tutti. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno firmato il Protocollo ma non lo hanno ratificato, e il Canada si è ritirato dal Protocollo nel 2011.
  6. Successore del Protocollo di Kyoto: Il Protocollo di Kyoto è stato sostituito dall’Accordo di Parigi nel 2015. L’Accordo di Parigi è un trattato ancora più ampio che coinvolge sia i paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo, con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale “ben al di sotto” dei 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali e di perseguire sforzi per limitare l’aumento a 1,5 gradi Celsius.

In sintesi, il Protocollo di Kyoto è stato un importante passo iniziale nella lotta ai cambiamenti climatici globali, che ha introdotto obblighi specifici per i paesi sviluppati nella riduzione delle emissioni di gas serra. Tuttavia, l’Accordo di Parigi ha preso il suo posto come accordo internazionale principale per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici.

2015: Agenda 2030

L'”Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” è un programma globale adottato dalle Nazioni Unite nel settembre 2015. Questo programma si basa su un insieme di 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs, acronimo di Sustainable Development Goals) e 169 obiettivi specifici che mirano a indirizzare una serie di sfide globali entro il 2030. L’obiettivo generale dell’Agenda 2030 è quello di promuovere uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile in tutto il mondo.

Ecco un elenco dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030:

  1. Fine della povertà: Porre fine alla povertà in tutte le sue forme ovunque.
  2. Fame zero: Porre fine alla fame, garantire la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione.
  3. Salute e benessere: Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti in ogni età.
  4. Istruzione di qualità: Garantire un’istruzione inclusiva, equa e di qualità e promuovere opportunità di apprendimento per tutti.
  5. Parità di genere: Raggiungere la parità di genere e l’empowerment di tutte le donne e delle ragazze.
  6. Acqua pulita e servizi igienico-sanitari: Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti.
  7. Energia pulita e accessibile: Garantire l’accesso a un’energia accessibile, affidabile, sostenibile e moderna per tutti.
  8. Lavoro dignitoso ed economia: Promuovere una crescita economica sostenibile, inclusiva e sostenibile e lavoro dignitoso per tutti.
  9. Industria, innovazione e infrastrutture: Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e favorire l’innovazione.
  10. Riduzione delle disuguaglianze: Ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i paesi.
  11. Città e comunità sostenibili: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili.
  12. Consumo e produzione responsabili: Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili.
  13. Azione per il clima: Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze.
  14. Vita sott’acqua: Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine.
  15. Vita sulla terra: Proteggere, ripristinare e promuovere un uso sostenibile della terra e degli ecosistemi terrestri.
  16. Pace, giustizia e istituzioni solide: Promuovere società pacifiche, giuste e inclusive e istituzioni efficaci.
  17. Partenariati per gli obiettivi: Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.

L’Agenda 2030 riconosce l’interconnessione tra questi obiettivi e l’importanza di affrontare le sfide globali in modo olistico. Gli Stati membri delle Nazioni Unite sono chiamati a lavorare insieme per raggiungere questi obiettivi entro il 2030, coinvolgendo governi, settore privato, organizzazioni non governative e la società civile. L’Agenda 2030 rappresenta un impegno globale per affrontare questioni cruciali come la povertà, la disuguaglianza, il cambiamento climatico e la protezione dell’ambiente.