Alberi in città e foreste urbane
Alberi in città e foreste urbane: alleati…
La COP16 bis sulla biodiversità, tenutasi a Roma dal 25 al 27 febbraio 2025 presso la sede della FAO, ha rappresentato un momento cruciale per il futuro degli ecosistemi globali. Dopo la sospensione dei negoziati a Cali, in Colombia, nel novembre 2024, la comunità internazionale si è riunita nella capitale italiana con l’obiettivo di superare le divergenze e definire strategie concrete per la conservazione della biodiversità.
Uno degli aspetti più rilevanti di questa conferenza è stato l’impegno finanziario. I delegati hanno lavorato intensamente per definire una strategia di mobilitazione delle risorse, puntando a garantire 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 per iniziative a favore della biodiversità. Parallelamente, è stato stabilito l’obiettivo di ridurre gli incentivi dannosi, come sussidi a pratiche agricole inquinanti e infrastrutture inefficienti, di almeno 500 miliardi di dollari all’anno entro la stessa data. Tuttavia, nonostante gli sforzi, alcuni paesi non hanno rispettato gli impegni finanziari presi in precedenza, creando tensioni tra le nazioni.
L’obiettivo centrale della conferenza è stato l’incremento degli sforzi globali per proteggere e ripristinare gli ecosistemi. In particolare, la COP16 bis ha ribadito l’importanza del cosiddetto “30×30”: l’impegno a salvaguardare il 30% dei mari e delle coste, e a ripristinare il 30% delle aree degradate entro il 2030. Questo obiettivo è visto come un passo fondamentale per fermare la perdita di biodiversità e garantire la salute degli ecosistemi marini e terrestri, essenziali per il benessere umano. La protezione delle aree marine e costiere, in particolare, è stata riconosciuta come una priorità globale, considerando l’importanza di questi ambienti per la regolazione del clima e la conservazione di molte specie marine vulnerabili.
Nonostante l’assenza dei leader dei paesi più importanti la partecipazione internazionale è stata significativa, con la presenza di numerosi ministri dell’ambiente e rappresentanti di governi di tutto il mondo. Tuttavia, le differenze tra i paesi del Nord e del Sud del mondo sono emerse con chiarezza durante i negoziati, evidenziando le sfide nel raggiungere un consenso globale su questioni finanziarie e di responsabilità condivisa.
Nonostante le difficoltà, sono stati compiuti progressi importanti. È stato istituito un nuovo strumento finanziario globale, separato dal Fondo mondiale per l’ambiente (GEF), con l’obiettivo di gestire e distribuire in modo più equo le risorse destinate alla biodiversità. Questo meccanismo mira a coinvolgere contributi provenienti da fonti bilaterali, private e filantropiche, oltre a fondi esistenti come il Fondo per la biodiversità di Kunming (KBF).
Le criticità emerse durante la conferenza riguardano principalmente le sfide nel garantire finanziamenti adeguati e prevedibili, essenziali per attuare cambiamenti trasformativi nella conservazione della biodiversità. Le divergenze tra le nazioni hanno reso difficile raggiungere un consenso su alcuni aspetti chiave, sottolineando la necessità di un impegno più forte e coordinato a livello globale.
In conclusione, la COP16 bis di Roma ha rappresentato un passo significativo nel percorso verso la salvaguardia della biodiversità globale. Nonostante le sfide e le criticità, sono stati fatti progressi importanti, e la conferenza ha sottolineato l’urgenza di un’azione collettiva e di un impegno finanziario concreto per garantire un futuro sostenibile per il nostro pianeta. Il raggiungimento dell’obiettivo 30×30 sarà fondamentale per invertire il declino della biodiversità, e la sua realizzazione richiederà un’azione immediata e a lungo termine da parte di tutti i paesi coinvolti.